Il sacro luogo era inizialmente dedicato ai Santi Quirico e Giulitta, dopo il 1700 fu intitolato ai Santi Quirico e Giuseppe per volere del conte Giuseppe Besozzi che ne aveva avuto in eredità dai Visconti il patronato.
Oggi è chiamata semplicemente chiesa di San Giuseppe.
Questa chiesa si ritiene fosse la cappella del palazzo dei Visconti e c’è una lontana ipotesi che venisse adibita anche a luogo di sepoltura di illustri familiari.
L’ipotesi che fosse di proprietà dei Visconti è suffragata dal fatto che il culto dei Santi Quirico e Giulitta era molto sentito in Asia e arrivò a noi attraverso le crociate. I Visconti ne erano devotissimi e, nella diocesi di Milano, fecero erigere parecchie chiese ad essi dedicate.
Ai tempi di san Carlo è probabile che in questa chiesa si adunassero le donne e le ragazze per il pre-catechismo domenicale; nella chiesa di San Pietro si adunavano i giovani, mentre nella chiesa di Sant’Ambrogio (oggi Santuario Madonna dell’Aiuto) si adunavano gli uomini. Le donne e i giovani, poi, dai rispettivi luoghi di adunanza, raggiungevano in processione gli uomini nella parrocchiale per concludere il tutto con il dottrinone del parroco, i vespri e la benedizione eucaristica. Questa usanza andò avanti per parecchi secoli.
La chiesa è a navata unica con soffitto cassettonato ligneo di fine XVII secolo e presbiterio quadrangolare. Una coppia di balaustre in marmo, databile al XVIII secolo, consente l’accesso all’altare maggiore che risale, invece, al XVII secolo.
La relazione per la visita pastorale del card. Gaetano Stampa del 1740 indica il 1688 come anno di costruzione (pressappoco nella forma attuale) avvenuta per opera della marchesa Giulia Marliani Grassi ma una lapide sul presbiterio certifica la sua esistenza già alla data del 6 maggio 1652 quando il marchese Francesco Grassi, avendo istituito il diritto di patronato su questa chiesa, ottenne di trasferire in essa un legato di Sante Messe, che prima era nella chiesa collegiata di San Nazzaro in Milano.
Sulla facciata della chiesa esistono frammenti di una lapide, che sembra indicare l’anno 1662.
All’inizio del secolo XX, i successori nel diritto di patronato e di proprietà, trasformarono la chiesa in magazzino per la legna. Nel 1911 il parroco don Corti scrive nel liber chronicon parrocchiale: “19 marzo San Giuseppe – Riapertura delle celebrazioni dopo sette anni presso l’Oratorio omonimo: finalmente dopo sette anni di chiusura dell’Oratorio, si poté celebrare in esso. La Compagnia di san Giuseppe accompagnata dal parroco portante la reliquia del santo, si recò all’Oratorio bellamente adornato. Quivi vi si cantò Messa solenne con panegirico del santo. Dopo la dottrina al pomeriggio il parroco si recò nuovamente all’Oratorio per far baciare la reliquia del santo”.
Nel 1922 la chiesa fu donata alla parrocchia, dopodiché vi fu posta la statua di san Giuseppe e venne abbellita coi dipinti del Bellegotti di Arluno.
Fu eretto un campanile adiacente alla chiesetta nel 1924, come attesta la pergamena collocata insieme alla prima pietra del campanile: “L’anno del Signore 1924, regnanti il Sommo Pontefice Pio XI ed il Re Vittorio Emanuele III di Savoia addì 21 aprile, seconda festa di Pasqua, è stata benedetta dal parroco sottoscritto (don Pietro Molteni) la prima pietra del campanile che per volontà e con le offerte della popolazione […] a completare e condecorare questo Oratorio di San Giuseppe restaurato nell’anno 1922 dopo essere passato dal patronato dei Signori Conti Besozzi in proprietà della Fabbriceria locale (seguono le firme)”.
Il campanile fu abbattuto alla fine degli anni Sessanta, insieme alla sacrestia e ad altri edifici di abitazione adiacenti per far spazio al viale che avrebbe condotto alla nuova chiesa parrocchiale.
Nel 1926 fu rinnovato il pavimento e benedetto il campanile con le tre campane.
Nel 1947 fu dotata di una tela raffigurante la Madonna con i santi Quirico e Giulitta, opera del pittore Valerio Egger; nel 1977 fi rifatto il tetto.
La chiesa San Giuseppe fu restaurata dalla parrocchia nel 2006 grazie anche all’aiuto di alcuni benefattori primo tra i quali don Vincenzo Moroni, sacerdote oriundo di Pogliano, che tanto si spese per la realizzazione dei lavori.
Attualmente è usata per il culto come chiesa sussidiaria.
Ultimo aggiornamento: 08/06/2023, 15:03